Storia del miele di edera

9 Febbraio 2020

Noooo.... il miele di edera....

Dunque, il miele di edera. Sigh…
Che anno è stato il 2019? Un anno stranissimo. Ad aprile le api erano impazzite. Una quantità di sciamature inimmaginabili. Otto sciamature contemporaneamente al giorno. Cosa significa? Significa che le api sono tante sono troppe dentro all’arnia o perlomeno così si sentono, magari perché lo sono davvero tante, troppe, perché c’è stata una primavera meravigliosa piena di fiori e di nettari buonissimi e di polline. E quando il polline abbonda la regina depone, depone, depone perché sembra che tutto stia andando a gonfie vele. E poi magari piove per qualche giorno e tutte quante sono costrette a stare ammassate dentro all’arnia e dicono (ehm… non so se se lo dicono e come, ma facciamo che se lo dicono): eh, ma siamo troooppe! Dobbiamo fare una nuova regina (la vera verità scientifica la posso spiegare meglio se qualcuno vuole saperla…). E così fanno una nuova regina e poi magari le cose vanno storte e piove quando dovrebbe avvenire la sciamatura, e allora le sciamature invece che una sono di più, magari contemporaneamente, dalla stessa arnia, una, due, tre…
Sigh…
Lo so, quelli bravi sono capaci di non farle sciamare. Ma io non sono così brava. Io cerco di lasciarle in pace il più possibile. Condividiamo la fortuna di abitare nel posto più bello del mondo. Davvero. Questo posto è incontaminato, perché dovrei rompere loro le scatole troppo spesso?
Ce lo godiamo in modi diversi contemporaneamente.
Comunque, il miele di edera.
Non è stato un granché davvero il 2019 per le api e per me. Cioè loro sono sane e felici. Io sono esausta. E il miele di edera è stato il colpo di grazia.
Nooooo…. Il miele di edera….
Buon raccolto primaverile, pioggia, sciamature folli, ma folli davvero, e poi maggio, pioggia di nuovo e loro di nuovo costrette nelle arnie dove consumano tutto quello che avevano raccolto. E giugno. E le arnie vuote.
V U O T E.
Mannaggia.
A maggio in genere faccio la prima smielatura. E invece le ho nutrite per tutta l’estate. Assurdo. Non c’erano più fioriture, sarebbero morte di fame. Assurdo.
E poi arriva settembre e le arnie continuano ad essere vuote. Sono vive perché le sostengo con la nutrizione di candito biologico (cos’è il candito? Posso raccontarlo se mi viene chiesto…). Ma a settembre fiorisce l’edera e l’edera è sempre di più perché si avviticchia sugli alberi nei boschi e i boschi non vengono più mantenuti, non vengono più puliti e l’edera è tantissima.
Se le famiglie avessero avuto una stagione “regolare” a settembre il nido sarebbe stato pieno di belle e buone scorte per l’inverno e, alle api, il nettare di edera sarebbe interessato, certo, ma non da diventarne matte.
Ma quest’anno le arnie erano vuote e le api si sono buttate sul nettare di edera raccogliendone una quantità inimmaginabile.
Il miele di edera è buonissimo, lo devo dire. Ma nessun apicoltore gli fa le feste quando deve smielarlo. A differenza degli altri mieli, quello di edera è ricchissimo di glucosio (80%) e povero di fruttosio (6%), esattamente all’opposto degli “altri” mieli. E il glucosio, mannaggia, il glucosio si solidifica in un baleno nelle celle e l’estrazione diventa un tormento. Bisogna continuare, ma per davvero, continuare a togliere i telaini, appena sono pieni e smielare e togliere telaini e smielare, perché se si aspetta un attimo il miele nelle celle diventa duro come… come? …come cera, …come una zolletta di zucchero, …sì, come cera direi, e chi lo toglie più?
E poi una volta smielato e messo nel maturatore diventa un blocco solido, inutilizzabile, piegacucchiaini, piegacucchiaioni.
Ecco.
Sigh…
E allora bisogna estrarlo, tagliandone delle schegge con un coltellaccio e mescolarlo e mescolarlo per arieggiarlo, perché se viene arieggiato, arricchito di ossigeno, diventa una meravigliosa cremina spumeggiosa della consistenza delle creme alla nocciola e bianco splendente.
E il profumo? Be’, il profumo è strano, erbaceo. I manuali lo descrivono “vegetale, di foglie, di liquirizia, di radice”. Strano.
E il sapore? Il sapore è buonissimo, la consistenza aiuta ad apprezzarlo, non la consistenza naturale, la consistenza elaborata… Sempre la letteratura lo descrive “erbaceo, di resina fresca, rinfrescante”.
Ecco.
E così mi trovo questo cilindrone di miele di edera solida e lavoro e lavoro, e taglio schegge, e chiedo aiuto a tutti quelli che passano di qui: per piacere mi aiuti ad estrarre delle schegge dal cilindrone di edera? E qualcuno ogni tanto lo incastro. In genere i più buoni.
Quindi quando assaggiate il miele di edera nel suo profumo e nel suo sapore potete sentire, ne sono sicura, anche tutta la generosità dei più buoni che mi hanno aiutata ad estrarlo, e tutta la mia stupefazione, e tutto il mio lavoro, e naturalmente quello delle apine e potete anche sentire il sapore di questa strana, stranissima annata.
Da provare.

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